sabato 3 ottobre 2009

x NON DIMENTICARE......



Questa
è la foto più misteriosa d'Italia...Arcangioli che porta via quasi
soddisfatto la borsa di Paolo Borsellino....E dove la porta???E perchè
poi la riporta sul sedile della macchina dove è stata trovata senza
l'agenda rossa che Paolo teneva sempre con se??? CONDIVIDETELA A PIù
NON POSSO PERCHè QUALCUNO L'HA SEGNALATA COME OFFENSIVA!!! L'unica
offesa è alla nostra intelligenza e libertà!!!!

mercoledì 23 settembre 2009

IL FILM PADANO ROM

"Barbarossa", la pellicola voluta dalla Lega su Alberto Da Giussano è stata girata interamente in Romania
Per il film sull'eroe padano Bossi assolda attori rom

L'uscita nelle sale cinematografiche è prevista per il prossimo 9 ottobre dopo un'anteprima, il 2 ottobre, al castello Sforzesco. I leghisti lo attendono con impazienza. Il loro leader, il ministro per le Riforme Umberto Bossi, ogni volta si commuove anche solo a guardare il trailer.

Ma il Barbarossa, il film che rievoca la lotta dei Comuni lombardi contro l'imperatore tedesco, la pellicola che rievoca il leggendario Alberto da Giussano, rischia di diventare un boomerang per il partito di via Bellerio. Il set, infatti, non è stato ricostruito in Lombardia, nella gloriosa terra di Legnano. E nemmeno a Roma ladrona. Peggio: nella Romania delle badanti senza permesso di soggiorno, dei disgraziati da rispedire al loro paese.

Incredibile. La scelta viene giustificata da questioni di budget, ma a poche settimane dall'apertura della Cinecittà milanese all'ex Manifattura tabacchi la scusa fa ridere. E comunque erano a disposizione migliaia di volontari padani che avrebbero messo a disposizione il loro tempo gratuitamente pur di partecipare in ogni modo al film. Se non fosse una cosa terribilmente seria farebbe persino ridere: le comparse, i guerrieri pronti a salire sui carri per annientare lo straniero sono tutti del posto, rumeni. Meglio, rom. Promossi sul campo, anzi sul set, a eroici "lumbard" senza macchia nè impronte digitali. Con buona pace di Bossi, Calderoli, Borghezio.

Pare già di vederli gli odiosissimi zingari nei panni degli amatissimi milanesi che pagati da noi 400 euro al mese a testa (il "colossal" da 30 milioni di dollari è coprodotto da Rai Fiction e Rai Cinema e gode del sostegno del Ministero per i Beni e le Attività culturali) avanzano con vessilli bianchi segnati da una lunga croce rossa annunciando la riscossa: 900 rom pronti a sacrificarsi per difendere i comuni lombardi contro Federico Barbarossa. Da non perdere. Centotrenta minuti di terrore per l'identità leghista.

E il viceministro alle Infrastrutture Roberto Castelli, lui che ha recentemente denunciato come "gli attori parlano tutti con accento romanesco", stia sereno. Qui andiamo oltre. Anche il cast infatti non scherza. Alberto da Giussano non è un affermato attore lombardo e nemmeno una giovane promessa del Piccolo, ma il modello israeliano Raz Degan: ad avanzare fiero, spadone alla cinta, giustacuore di pelle, valori lombardi nel sangue, sarà un pur bravo professionista nato nel kibbutz Sde-Nehemia. Alla faccia del chilometro zero, delle crociate anti-ananas, del dialetto nelle scuole, dei provvedimenti anti kebab nei centri cittadini. Più che un cast, come scrivono i leghisti furiosi nei blog, sembra che il regista Renzo Martinelli "abbia fatto una retata al Cie di Lampedusa".

Passi che il Barbarossa lo interpreti l'olandese Rutger Hauer. Ma chissà la faccia dei pasionari di Pontida quando vedranno scorrere nei titoli di coda che il console di Milano Gherardo Negro, è il bulgaro Vlad Radescu, o che Eleonora, l'amata di Alberto da Giussano, è la polacca Kasia Smutniak.

Non c'erano attori o attrici in tutta Milano? Eppure bastava andare sul sito della Lombardia Film Commission , c'è un link "Risorse tecniche e umane" e il gioco è fatto. Ma alla Lega, in cerca di un passato da mitizzare, servirà poi un film che ricostruisce la Milano del 1158 tra le praterie dei distretti della Transilvania Alba Iulia e Hunedoara, e gli studios di Bucarest? Che spaccia zingari per padani doc?

Inevitabilmente qualcuno di quei leghisti che ora sbuffa solo sulla piazza virtuale parlerà: dirà che "il re è nudo", oppure che "la corazzata Potemkin è una boiata pazzesca", e verrà sommerso da "novantadue minuti di applausi".


A prescindere da qualsiasi discorso politico, deve far riflettere la testimonianza del regista Renzo Martinelli

Qui posso permettermi una troupe di 130 persone, solo 15 gli italiani, i capisquadra. Qui ho a disposizione migliaia di comparse, cavalli e stuntman a bizzeffe. Un macchinista in Italia costa 1500 euro al giorno, qui 300. Da noi dopo nove ore scatta lo straordinario, qui non esistono limiti d’orario. Per la manovalanza si usa lo “zingarume rumeno” a 400, 500 euro la settimana

giovedì 21 maggio 2009

UN PO' DI UMORISMO

FACEBOOK DI BENEDETTO XVI

martedì 7 aprile 2009

POVERA PATRIA



Il terremoto continua a colpire l’Abruzzo. Ha fatto gia' crollare case vecchie e recenti, tutte costruite senza criteri antisismici.Nel momento in cui scrivo le persone decedute sono circa 230 e gli sciacalli Vespa su Rai1 e Vinci su Canale5 stanno spolpando la privacy e la dignità di migliaia di sfollati, che pagano il conto ad una politica incapace di far rispettare le regole, inadeguata ad applicare norme atte a prevenire disastri come quello accaduto, in una terra notoriamente sismica (l’Italia appenninica) e provata da precedenti eventi come il terremoto dell’Irpinia, che fu di magnitudo ancora più alto del sisma dell’Aquila di questi giorni.
Quel corpo inanimato che esce dalle macerie in foto, lo ricorderò come simbolo di questa Italia finita e senza speranza di ripresa.Le mie condoglianze alle famiglie colpite da lutto per questo sisma.

EMERGENZA SCIACALLI IN ABRUZZO


Lo sciacallo in volo vigila dall’alto le case sventrate dell’Aquila e sogna l’occasione perduta di appaltare la loro ricostruzione alla sua Edilnord per chiamata diretta.Lo sciacallo accorre là dove stazionano microfoni e telecamere. Fa il brillante ma il suo lifting tradisce un savoir faire stantio e patetico. Le movenze dello sciacallo rivelano noia. Per nasconderla ricorre ai soliti, banali annunci da bar sport che non fanno ridere, ma nemmeno piangere perché agli aquilani non sono rimaste più nemmeno le lacrime. Gli stessi che lo sciacallo invita ad andare al mare a spese dello Stato con le loro masserizie, come fossero vu cumprà. Ma siccome non ci sono i soldi anche questa battuta si rivela una flaccida cilecca.
Il mondo si adopera per aiutare gli aquilani, ma lo sciacallo non impiega nemmeno un centesimo dei suoi milioni di euro esentasse, nascosti nei paradisi fiscali al sicuro dai processi. Lo sciacallo fa il piacione dicendo che l’Italia ha chiesto all’Europa l’accesso al fondo per le catastrofi naturali. Ma fa una figura meschina lo sciacallo, muto sulla catastrofe degli 8 miliardi di euro annui di fondi europei, finiti nelle tasche dei predatori del sottobosco della politica e della criminalità organizzata, complice dei palazzinari romani.
Mentre le case dell’Aquila vengono giù come castelli di sabbia ad ogni tremolio della terra, lo sciacallo ripete a pappagallo che ci sono i fondi per il ponte sullo Stretto di Messina. Ma non ci sono. Esattamente come non ci sarà l’abbattimento della villa abusiva del suo deputato tesoriere, costruita sull’area destinata al pilone della sponda sicula.
Lo sciacallo è lo spettro di sé stesso. I senza tetto sono consumatori da consumare fino all’ultimo voto. La sua scenetta da conduttore (o conducator) alla conferenza stampa è servita a scimmiottare gli studi di Chi vuol essere milionario, col dettaglio che le domande, in questo caso, lo sciacallo non le ha accettate.Lo sciacallo presenta Bertolaso come un eroe, che rivelando un barlume di dignità, si vergogna.
Nel frattempo un altro giorno da dimenticare se ne è andato. Il terremoto è ghiotta occasione per lo sciacallo di fare propaganda e marketing al suo governo di fantocci dediti all’applauso.
L’Aquila è sfigurata, la sua più rinomata basilica è crollata assieme alla cupola e alla sua fragile economia, che poteva fare del turismo storico un tesoro. La cupola dello sciacallo, invece, regge ancora, grazie alla sceneggiata liftata che lo ha rincuorato. Le televisioni lo hanno diffuso, a quest’ora sarà già ad Arcore a pensare come far passare la legge porcata sulle intercettazioni. Terremoto che abbatterà l’ultimo rimasuglio di democrazia di questa povera Italia.